Tra poco più di un mese ricorre il ventesimo anniversario della scomparsa di Frank Zappa, morto a soli 53 anni il 4 Dicembre 1993.
Finora su questo sito ho tracciato profili di musicisti che in qualche modo mi è stato possibile inquadrare in un genere o in un’espressione musicale ben definita. Oggi, parlando di Frank Zappa, se lo definissi come uno dei più grandi chitarristi della storia della musica rock, direi una verità e due bugie; non solo un grande chitarrista, non solo un illustre esponente della musica Rock, Zappa fu un virtuoso polistrumentista, un abile ed originale arrangiatore ed orchestratore, un raffinato compositore d’avanguardia e in più, fra le altre cose, fu regista e produttore.
La prima volta che mi capitò tra le mani un disco di Frank Zappa fu proprio qualche mese prima della sua scomparsa. A casa circolava un 33 giri intitolato “The Man from Utopia”. Rimasi subito affascinato da quel titolo: era il periodo in cui al Liceo avevamo studiato Thomas More. Rimasi anche molto colpito dalla grafica della copertina che presentava Frank Zappa, nelle fattezze di Rank Xerox, immortalato durante un concerto, mentre impugnava una Fender Stratocaster, semidistrutta dall’energica stretta dei suoi muscoli, e, con l’altra mano, una paletta schiacciamosche.
Qualche anno dopo mi è nato il desiderio di andare alla scoperta del “Genio di Baltimora”.
Grazie al prezioso aiuto del mio amico Massimo Di Muzio, profondo conoscitore di Zappa e suo fan della prima ora, che mi ha gentilmente permesso di attingere dalla sua nutrita collezione di materiale, ho potuto approfondire la mia conoscenza di questa figura.
La sua produzione musicale mi si è gradualmente rivelata nelle sue molteplici sfumature, frutto della contaminazione e commistione di molti generi: il Rock, il Blues, il Jazz, il Pop, etc. La sua musica, scritta in partiture spesso spericolate, prerogativa esclusiva di grandi virtuosi, fa trasparire una forte dose di sarcasmo ed un’attenzione maniacale per i dettagli, tratti tipici del genio che rasenta la follia. Esigente fino all’eccesso con i propri collaboratori, questi ultimi, entrati nella sua band, venivano quasi trasformati dalla sua influenza, e si ritrovavano a vivere un’esperienza unica.
Ha scoperto e lanciato alcuni fra i musicisti di primo piano della musica contemporanea, pensiamo per esempio a Steve Vai o al frontman dei King Crimson, Adrian Belew. Costringeva i suoi musicisti ad estenuanti sessioni di prove in cui s’impadronivano della capacità di sostenere un intero concerto senza conoscerne la scaletta: da un braccio alzato in una direzione piuttosto che in un’altra, da un saltello fatto in avanti o indietro o da altri semplici segni che Zappa lanciava, capivano come seguirlo nello sviluppo di performance caratterizzate sempre da virtuosismo estremo ed improvvisazione spinta.
Massimo mi raccontava di aver assistito a diversi sound-check, nei pomeriggi che precedevano i concerti, durante i quali Zappa e la sua band provavano per tutto il tempo brani di cui la sera, poi, non avrebbero suonato neanche mezzo: erano in pratica sessioni di prove per altre performance che forse non avrebbero mai avuto luogo!
Polistrumentista impareggiabile, si mostrò sempre al passo coi tempi, come quando, a metà degli anni Ottanta, si cimentò con uno dei primi Synth-Campionatori-Computer, il Synclavier DMS. Con uno “strumento” del genere poté finalmente realizzare uno dei desideri “comunemente” riscontrabili negli individui con forte personalità: un’opera interamente ed unicamente scritta ed interpretata da lui (ad eccezione di un brano). Potendo suonare decine di partiture con strumenti dai timbri più disparati, campionando, tagliando, cucendo, editando e mixando tracce, produsse un disco, non del tutto capito dal pubblico, ma che rappresenta di sicuro un esempio lampante delle capacità e della versatilità di Zappa. Il disco è Jazz from Hell. Spesso mi sono chiesto, insieme a Massimo, cosa avrebbe potuto combinare dal ’93 ad oggi, sfruttando l’esplosione di strumenti elettronici, la diffusione di potenti macchine e i relativi software, completamente dedicati alla musica, o sintetizzatori ed emulatori sempre più evoluti. Purtroppo rimarrà un dubbio.
Voglio chiudere ricordando un piacevole episodio capitatomi una decina di anni fa a Borrello:
ero a cena con degli amici nell’unico ristorante del mio paese. Dalla vicina Quadri quella sera era convenuto il grande Tanino Liberatore, artista di fama internazionale, uno dei mostri sacri del fumetto d’autore, disegnatore del celebre personaggio Rank Xerox, striscia Cult della rivista alternativa Frigidaire negli anni ‘70-‘80.
Alla vista di Liberatore mi precipitai a casa a prendere “The Man From Utopia”, il famoso disco che mi aveva colpito da adolescente. Da quella sera l’LP è arricchito da un autografo di prestigio: era stato infatti proprio Liberatore, agli inizi degli Anni Ottanta, il prescelto per la realizzazione della cover. Mi raccontò che quando Zappa lo incontrò per dargli alcuni spunti gli disse solo poche cose: una, che conosceva ed amava il personaggio di Rank Xerox, un’altra, che aveva appena terminato una tournée con una tappa nel sud Italia in cui aveva dovuto combattere per tutto il tempo con afa, mosche e zanzare. Ecco spiegato lo strano strumento impugnato da Zappa nell’illustrazione!