Con la scomparsa di Giampiero Boniperti il primo pensiero è andato non tanto (o non solo) alla propria squadra del cuore, ma a un tipo di calcio, a un divertimento, a momenti di svago che hanno accompagnato la nostra adolescenza e che hanno perso via via significato e valore.
Il calcio come sogno non è morto con lo scellerato (anche se non privo di alcune ragioni dal punto di vista meramente economico, visto che ben 12 squadre avevano firmato l’accordo) progetto della Superlega, forse era morto il 29 maggio 1985 a Bruxelles quando si giocò nonostante la tragedia.
Il calcio come sogno forse era morto nei biechi attacchi della stampa italiana alla squadra azzurra nel 1982, con tanto di illazioni, offese e brutalità, poi trasformatesi tutte in rapide corse sul carro dei vincitori.
Qualcosa ha intaccato il sogno durante le spiacevoli vicende di “calciopoli”, nelle SIM svizzere, nell’eccesso di protagonismo e di potere di dirigenti spregiudicati in grado di macchiare le imprese di una squadra fortissima, nelle intercettazioni messe a verbale e in quelle tenute fuori, nei processi mediatici e sportivi frettolosi e nelle assegnazioni repentine di titoli che hanno scontentato, forse, più di una tifoseria, anche quelle in teoria beneficiarie.
Le vicende dei pedinamenti, dei passaporti falsi, dei Rolex regalati, dell’uso dell’eritropoietina hanno, in qualche modo, contribuito, dagli anni novanta in poi, ad allontanare sempre più la gente e i tifosi dal calcio.
Per tanti di noi il calcio è rimasto quello di “Tutto il calcio minuto per minuto”, ascoltato alla radio, entrando nel bar del paese proprio nel momento in cui Ameri chiedeva la linea a Ciotti per segnalare un gol di Zico, una rovesciata di Rummenigge, un assist di Falcao, una punizione di Platini o un colpo di tacco di Socrates.
E sì, perché gran parte di noi (io per primo) guarda ancora le partite su SKY o DAZN, a tutte le ore, tramite TV, tablet o telefonini, il venerdi, il sabato, la domenica o qualsiasi altro giorno della settimana; ci esaltiamo ancora davanti ad una cavalcata di Lukaku o ad uno stacco di testa di Ronaldo, ma il sapore non è più lo stesso.
Aspettare le sei per vedere i gol a 90esimo minuto era un rito che accomunava persone, amici, famiglie, tifosi di squadre diverse, in un bar, in una casa, in un locale.
Boniperti, l’avvocato Prisco, Dino Viola sono stati spesso al centro di duri scontri, ma sempre all’insegna dello stile, a volte utilizzando un linguaggio sarcastico, a volte elaborato, quasi sempre degno di attenzione e rispetto da parte dei tifosi.
La classe dirigente di oggi si muove in maniera spietata, macina interviste piene di luoghi comuni e spesso opera mostrandosi succube di procuratori-vampiri; i calciatori affidano le proprie sorti a social media manager improvvisati che creano post o tweet – spesso anche discutibili – che l’oscuro popolo dei leoni da tastiera, poi, provvede a riempire di insulti, parolacce, minacce.
I ricordi di un calcio come sogno sono legati alla descrizione, via radio, del gol in slalom di Baggio al Napoli del 1989, ai tempi della Fiorentina, alla favola della Sampdoria di Boskov, alle magie di Zico, che si accasò all’Udinese conducendola quasi in coppa UEFA, alla presentazione di Maradona in un San Paolo gremito, all’immagine di Platini, sdraiato a terra sull’erba di Tokyo dopo essersi visto annullare una delle reti più belle della storia, alle epiche sfide tra l’Inter di Rummenigge e il Real Madrid di Butragueno.
A partire dalla seconda metà degli Anni Ottanta, fino ad arrivare al nuovo millennio, tutti i tifosi hanno continuato ad esultare per le vittorie internazionali del fantastico Milan di Sacchi, per l’Inter dei record di Matthaus, per la cavalcata di Berti nella neve di Monaco di Baviera, per le notti magiche di Italia 90, per la Juventus di Lippi campione d’Europa e del mondo a metà anni novanta, per l’Inter del triplete e per la straripante Juve dell’ultimo decennio, ma i sogni, pian piano, sono andati affievolendosi, infrangendosi contro la nascita delle TV a pagamento, contro l’ignobile uccisione del carabiniere Raciti prima di un Catania-Palermo nel 2007, contro il crack della Parmalat (che offuscò le imprese sportive degli uomini di Scala), contro il fallimento della grande Lazio di Cragnotti, contro lo strapotere delle curve, in grado perfino di impedire la disputa di un derby capitolino, contro lo show che deve andare avanti anche dopo una morte per infarto sventata per miracolo, solo pochi giorni fa, durante Euro 2020.
Da oggi Boniperti, Prisco e Dino Viola torneranno ad insultarsi e a divertirsi e a ridere di noi, che quaggiù continueremo ad infrangere i nostri sogni…dietro un pallone.