“Mantenere la Pace tra i suoi Stati membri e i Paesi vicini e porre la pace alla base di ogni iniziativa futura”.
E’ questo il principale scopo dell’Unione Europea e lo sta svolgendo bene da oltre sessant’anni (tanto da meritare nel 2012 il Nobel per la Pace), ma tutto ciò non basta più.
“Promuovere la cooperazione concreta tra i Paesi membri”, “garantire la sicurezza dei cittadini”, “promuovere la solidarietà economica e sociale”: sono questi i principi al centro dell’attenzione in questo momento. E’ su questo, non sugli egoismi dei singoli Stati che si giocherà la Guerra più grande degli ultimi anni, quella contro il COVID19.
Sono svariati i post che ho dedicato all’Unione Europea, ai suoi valori e alla grandezza e alla visione delle persone che hanno contribuito a crearla nei lontani Anni Cinquanta.
La Seconda Guerra Mondiale era da poco finita e l’Italia, dopo la sciagura della dittatura e dopo l’esito negativo del conflitto, era alle prese con la ricostruzione, al pari della Germania e di tante altre Nazioni.
Proprio Italia e Germania, le due grandi sconfitte, insieme a Belgio, Lussemburgo, Francia e Olanda, crearono le basi per il sogno dell’Europa Unita. Pian piano si sono aggiunte altre nazioni, alcune delle quali pensando solo di sfruttarne gli effetti benefici (si pensi alla Gran Bretagna, entrata agli inizi degli Anni Settanta e da poco uscita con la Brexit), fino ad arrivare, oggi, a contare quasi 30 Paesi.
Da alcuni anni un alone di euroscetticismo pervade diverse sedi, a volte sostenuto da rispettabilissime tesi, altre volte figlio di ragionamenti di infimo livello, oggi meritevoli di uscire dai “famosi tavolini dei bar” solo grazie alla potenza devastante dei social network.
Da anni, nel mio piccolo, rifletto sul ruolo dell’Unione Europea ( v. https://lucadinunzio.com/?p=355 e https://lucadinunzio.com/?p=460 ), cercando di non fermarmi all’analisi dei punti di forza (Pace, libera circolazione di merci e persone, finanziamenti per l’Istruzione, fondi per la creazione di nuove imprese, ruolo attivo nella lotta ai cambiamenti climatici…), focalizzandomi maggiormente su quello che va necessariamente migliorato (che non è poco!), a partire dal vero spirito unitario che dovrebbe caratterizzare le Istituzioni Comunitarie.
A molti amici e colleghi ho ultimamente detto che quando qualcosa in Italia non va siamo abituati a criticare le persone, i partiti, i governi, le scelte, senza mettere in dubbio l’Istituzione; con le dovute proporzioni sarebbe auspicabile lo stesso anche a livello europeo: il problema in sé non è l’Unione Europea, ma le persone e le Nazioni che in essa o attorno ad essa operano.
Spesso si considerano le votazioni per il Parlamento Europeo come una sorta di passerella al seggio, prima di andare a prendere il primo sole estivo in spiaggia, spesso i parlamentari si fanno eleggere (anche i nostri!!) per poi recarsi a Bruxelles solo a tempo perso, spesso le nostre regioni non sono in grado di intercettare i fondi messi a disposizione dall’Europa per incapacità, facendoli tornare indietro a beneficio di altre Nazioni più attente e attive.
E’ il momento di agire con decisione, a tutti i livelli, ma siamo però, purtroppo qui, ancora una volta, ad assistere all’erezione di muri da parte di alcune nazioni (Germania, Olanda, Austria…), anche di fronte ad una catastrofe socio-economica di portata unica, quale il COVID.
Lo stesso Presidente Mattarella, che quotidianamente difende l’Unione Europea (non voglio neanche ricordare la pletora di insulti e offese da lui ricevuti – mi sono vergognato di essere italiano in quei giorni -, solo due anni fa, allorché difendeva i valori dell’appartenenza italiana all’Unione Europea, al momento dell’individuazione della squadra di Governo), sta più volte richiamando l’attenzione dell’UE verso i principi di solidarietà.
Lo stesso Mario Draghi, un gigante rispetto all’attuale Presidente della BCE, Christine Lagarde, dopo aver permesso, col Quantitative Easing, di mitigare gli effetti della Crisi del 2008, (v.https://lucadinunzio.com/?p=388) , sta cercando di suggerire tempi ed interventi per fronteggiare il futuro più che prossimo: << […]Per alcuni aspetti, l’Europa è ben attrezzata per affrontare questo shock fuori del comune, in quanto dispone di una struttura finanziaria capillare, capace di convogliare finanziamenti verso ogni angolo dell’economia, a seconda delle necessità. L’Europa dispone inoltre di un forte settore pubblico, in grado di coordinare una rapida risposta a livello normativo e la rapidità sarà assolutamente cruciale per garantire l’efficacia delle sue azioni.[…]>> (dal Sito del Corriere della Sera).
Non era certamente due o tre anni fa il momento di chiedere troppa flessibilità in più all’UE, per “coltivare il proprio orticello”, per finanziare azioni di politica economica e fiscale di breve respiro, senza solide basi a medio-lungo termine, ma oggi sì. In piena crisi, i Paesi dell’Unione devono essere tutti pronti a sostenere politiche economiche espansive.
Now is the time! Ora o mai più!