A dieci giorni dall’inaugurazione della stagione lirica della Scala di Milano e nell’anno in cui si è celebrato il 200esimo anniversario della nascita di Giuseppe Verdi ho pensato di buttare giù due righe sul genere musicale che maggiormente ci contraddistingue nel mondo.
Era il 14 gennaio del 2000 e mi trovavo al Teatro dell’Opera di Roma per il Centenario della prima esecuzione capitolina della Tosca e lì mi accorsi di quanto dovessimo essere orgogliosi per il contributo dato dalla nostra Italia alla storia della Musica.
Poche volte affiorano in me impeti di patriottismo, ma ricordo ancora un pomeriggio di Settembre del 1999 in cui ero a Dublino durante un soggiorno-lavoro e ad un certo punto la proprietaria del locale inserì un cd in cui Pavarotti cantava “E lucevan le stelle”: in pochi secondi fui invaso da un’ondata emotiva non indifferente.
Pur riconoscendo il contributo dato al genere dai vari Mozart, Bizet, Wagner ed altri, credo che così come gli Stati Uniti sono ritenuti la Patria del Jazz e l’Inghilterra la culla del Rock, la Lirica è sinonimo di Italia. Lo è per il calibro dei musicisti che l’hanno resa immortale (grazie a Rossini, Donizetti, Verdi, Puccini, Leoncavallo, Mascagni, in primis ), lo è per la grandezza dei librettisti (pensiamo a Piave o a Boito), lo è per il vasto panorama di cantanti che hanno portato il genere alla ribalta (su tutti Caruso, Di Stefano e Del Monaco), lo è per lo spessore dei direttori d’orchestra che nel tempo l’hanno nobilitata con esecuzioni memorabili (Toscanini, Abbado e Muti, solo per citarne alcuni), lo è per gli splendidi palcoscenici che la nostra Italia mette a disposizione (dalla Scala di Milano alla Fenice di Venezia, dall’Arena di Verona al San Carlo di Napoli).
L’interesse verso il genere mi è stato inculcato da mio fratello maggiore che da metà Anni Novanta si appassionò in maniera viscerale alla musica lirica, tanto da coinvolgere pian piano tutto il resto della famiglia; ammetto comunque di non essere un esperto e di conoscerne, in proporzione, forse il 70% in meno rispetto a rock e jazz, per i quali nutro una passione ben più smodata. In 15 anni ho assistito a una ventina di opere, la prima, Manon Lescaut di Puccini al Teatro Pergolesi di Jesi nel 1996, l’ultima, lo scorso Dicembre 2012, a Roma, Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi, diretto da Riccardo Muti.
Sarebbe bello che le nuove generazioni conoscessero almeno le opere principali – Traviata, Rigoletto, Bohème, Turandot, Nabucco, Carmen, Aida etc. – o quanto meno le arie più famose. Soprattutto oggi che la musica viene ascoltata tanto sottoforma di mp3, consiglio vivamente di sfruttare la tecnologia per riempire il proprio I Pod o telefonino di brani che hanno fatto la storia della musica. Ascoltare Placido Domingo cantare “Una furtiva Lagrima”, Renato Bruson in “Di Provenza il mar, il suol” o Maria Callas nella sublime esecuzione di “Casta Diva” genera lo stesso piacere, se non superiore, di Yesterday, Wish you were here o Like a rolling stone. Credo che anche l’orecchio di un adolescente abituato ad ascoltare tutt’altra musica non potrebbe che provare piacere nel sentire tali melodie. L’operazione di avvicinamento delle masse alla lirica a cui si dedicò Pavarotti dal 1990 in poi credo sia in parte da riabilitare: si attirò molte critiche dai puristi ma forse, col senno del poi, era la strada giusta, soprattutto per intercettare i più giovani.
In assenza di politiche culturali incentivanti, e considerata la scarsa possibilità di accesso finanziario per i giovani, occorre sfruttare i nuovi canali (la rete, YouTube, le condivisioni sui social, la musica mp3, appunto, ed altre vie digitali) per rivitalizzare il genere musicale che più di altri ha contribuito a fare grande la storia musicale tricolore. Del resto, anche le ultime speranze affidate all’allargamento dell’offerta televisiva a seguito del passaggio al digitale terrestre sono andate perdute: la tv di Stato ha trovato il modo di creare due canali dedicati allo sport, in cui si rincorrono repliche di trasmissioni sportive dimenticate o improbabili dirette TV di gare di slittino o tiro con l’arco, ma non ha trovato il modo di dedicare un canale all’arte in genere (non credo RAI5 sia riuscita fino ad ora nell’intento), e la lirica è ancora relegata in sporadici palinsesti notturni.
A mio avviso i tanto criticati giovani vanno solo “imboccati”: ricordo 2 anni fa nel mio paese d’origine, a Borrello, l’Associazione Culturale locale riuscì ad inserire nel cartellone una serata con il Rimini Ensemble Orchestra e 4 solisti, mirabilmente diretti dal Maestro Salvemini: è ancora vivo il mio ricordo della platea, soprattutto di quella più giovane, letteralmente in visibilio, quando il tenore ha intonato l’ultimo verso di Nessun Dorma, il celebre “…all’alba vincerò”.
Da circa 20 giorni sto ascoltando in macchina ore ed ore di lirica selezionate insieme a mio fratello, attingendo dalla sua vasta discoteca: i viaggi diventano estremamente piacevoli, passando dai Cori verdiani alle Arie pucciniane, dalle Ouverture di Rossini ai Recitativi di Mozart.
Tornando un secondo a quel famoso Gennaio di quasi 14 anni fa: ero tornato da 3 mesi da Dublino e riascoltavo per la prima volta “E lucevan le stelle”, addirittura dal vivo, questa volta, però, la voce di Luciano Pavarotti non proveniva da un CD, ma dal palco: il Teatro venne letteralmente giù quando per i ringraziamenti finali comparvero insieme Placido Domingo, per l’occasione Direttore d’Orchestra, Franco Zeffirelli, che curò la Regia, e “Big Luciano”, come lo chiamavano affettuosamente oltreoceano, che aveva impersonato il protagonista, Cavaradossi.
Ah, dimenticavo, quella volta la TV di Stato riuscì a trasmettere l’intera Opera …anche se in differita di qualche ora, su RAITRE.
Questo il video, reperito in rete, dell’esecuzione di “E lucevan le stelle” di quella memorabile serata, contate voi i minuti di applausi.
L’opera lirica, prezioso patrimonio italiano
L’opera lirica è un prezioso patrimonio italiano. Purtroppo, però, quando mi reco a teatro a vedere qualche rappresentazione, noto pochi giovani presenti nei palchi e in platea.
Ho avuto la fortuna di scoprire questo genere di musica da diverso tempo. Già all’età di tre anni frequentavo quella che allora chiamavo “scuola di ballo”, cioè la danza classica, e il mio orecchio di bambina è stato abituato fin da allora a questo tipo di musica. Ricordo con affetto quando mia nonna mi portava a teatro: fanciulle in tutù distribuivano fiori già all’ ingresso, le luci sfolgoranti illuminavano i velluti rossi che tappezzavano i palchi e le poltrone e facevano scintillare i gioielli delle signore eleganti, i cantanti si esibivano indossando abiti di scena pomposi ed alla fine arrivavano sempre applausi scroscianti. Mia nonna aveva i libretti di tante opere e seguiva con attenzione gli spettacoli.
Ci sono comunque tanti genitori e tanti valenti insegnanti che cercano di trasmettere la passione per l’opera lirica. Quando frequentavo la quinta elementare, prima dell’inizio delle lezioni, attraverso un altoparlante, noi alunne ascoltavamo brani di musica classica e leggera: un’iniziativa grandiosa, se si tiene conto che eravamo in una scuola del Sud, alla fine degli anni ’70. Una bravissima maestra, ora a riposo, ha inculcato ai suoi piccoli scolaretti l’amore verso l’opera lirica ed ha portato più volte l’intera classe alle prove generali a teatro.
Non potrò mai dimenticare la rappresentazione di Aida all’Arena di Verona nell’estate 2008, in cui veniva riproposta la versione dell’opera del 1912, in poltronissima! Non sapevo dove volgere lo sguardo per la grandiosità delle scenografie.
Anche la mia preparazione in questo campo non può essere paragonata a quella per altri generi musicali. Quando però ascolto arie come “Baciami Alfredo” de “La Traviata” o i brani della “Carmen” o “Va’ pensiero, sull’ ali dorate” del Nabucco ho veramente i brividi addosso.
All’elenco dei cantanti citati nell’articolo, vorrei aggiungere le belle voci di Mirella Freni, Cecilia Gasdia e Katia Ricciarelli. Ma la più grande, almeno per me, rimane la Divina, Maria Callas.
RAI 5, da qualche anno, sta proponendo alcune opere liriche. Ha già trasmesso alcune opere rappresentate a Taormina, Spoleto ecc…Quest’anno, in occasione della prima al Teatro alla Scala del 7 Dicembre, giorno di Sant’Ambrogio, patrono della città di Milano, RAI5 manderà in diretta “Madame Butterfly ” diretta da Riccardo Chailly. Ho avuto modo di seguire le prime delle stagioni precedenti e mi ha lasciato un po’ perplessa la scelta di costumi troppo sobri, secondo il mio modesto giudizio, per un’opera lirica.
Ho sempre seguito l’iniziativa “Pavarotti and friends”: per me era un appuntamento televisivo irrinunciabile. Ricordo con piacere le esibizioni di alcuni cantanti come Bono Vox degli U2, Zucchero o quella di Dolores O’ Riordan, cantante del gruppo musicale irlandese dei Cranberries.
Un grazie particolare, dunque, a Luciano Pavarotti, ad Andrea Bocelli e ai giovani cantanti de “Il Volo” che portano il bel canto italiano nel mondo.
Mariassunta N.