L’altro giorno mi trovo ad effettuare un’ora di lezione di supplenza – termine che quasi sempre genera negli alunni sensazioni di totale estraneità al mondo della scuola, della didattica, dello studio, come se debba essere per forza un supplemento di ricreazione – e la prima cosa che faccio è chiedere se hanno idea di cosa sia accaduto di importante il 9 Novembre del 1989, quesito quasi sempre foriero di silenzi assordanti negli anni passati, confidando, questa volta, nell’anniversario a cifra tonda.
Dopo un paio di minuti di brusio e perplessità diffusa, decido di portarli in biblioteca e consegno loro tre o quattro atlanti d’archivio, aprendoli sulla pagina dell’Europa politica e chiedo di osservare e vedere se c’è qualcosa di strano, ricordando loro che quelli sono gli strumenti su cui io stesso, come quasi tutti i loro docenti, ho studiato, non certo secoli fa.
I primi sguardi sono concentrati sull’Italia, poi, pian piano, non notando alcunché di particolare, allargando la visuale, indicano l’ampiezza sconsiderata della Russia, peraltro chiamata con un altro acronimo, URSS, che qualche sparuto alunno ricorda di aver visto, forse, in un film dedicato a un pugile (e lì realizzi che il celebre “ti spiezzo in due” non ha attecchito sui millennials). Dopo alcuni istanti un altro alunno si accorge che la nazione lituana, di cui una delegazione scolastica è stata solo poche settimane fa ospite del nostro Istituto per un progetto Erasmus, non esiste sulla cartina e allora faccio notare che il suo colore è lo stesso di tante altre nazioni oggi esistenti e ai tempi in cui frequentavo le scuole medie no: li guido, aiutandomi con esempi sportivi o dello spettacolo legati all’attualità, alla scoperta delle varie nazioni ex sovietiche, dalle baltiche alle altre, passando per i Paesi della “cortina di ferro” ormai separati, spesso mete dei loro viaggi di istruzione, quali la ex Cecoslovacchia, o quelli, a noi più vicini, dell’area balcanica, per poi chiedere loro di concentrarsi sulla Germania. In un primo momento nessuno nota particolari di rilievo, finché qualcuno indica, con aria dubitativa, le diciture “Rep. Dem. Ted.” e “Rep. Fed. Ted.”, come qualcosa di strano e lì il quesito originario inizia ad essere messo a fuoco, anche se lentamente. Dopo aver ricordato insieme a loro le varie tappe che si sono susseguite dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, riaffiora in loro il concetto, non completamente nitido, ma presente, di “Guerra fredda”. Iniziamo allora ad approfondire l’argomento, entrando maggiormente nei dettagli geopolitici del nostro continente e, in generale, del mondo, ricordando vari eventi, avvenuti in Ungheria, negli anni Cinquanta, a Praga un decennio dopo, l’elezione di un Papa polacco, sul finire dei Settanta, il primo proveniente da una nazione dell’Est Europa, fino ad arrivare al “famoso” 1989.
Torno brevemente sulla data del 9 Novembre e spiego loro che quello è semplicemente uno di quei giorni di cui ognuno di noi, ognuno dei loro genitori o nonni, forse ricorda esattamente cosa faceva, a che ora e con chi. Sempre attingendo dall’ambito sportivo sottolineo come in quelle settimane una delle nostre squadre andò a giocare un turno di Europa League (allora Coppa Uefa) in uno sperduto luogo di una nazione oggi non più esistente, la Germania dell’Est, il cui nome sarebbe cambiato di lì a poco, era il Karl Marx Stadt. Ormai quasi tutti hanno rinverdito i vari ricordi e il Muro che separava in due la città di Berlino comincia a diventare, nelle loro menti, qualcosa di reale, di concreto, tanto da permettermi di tracciarne un breve excursus: la sua costruzione, improvvisa e tenue prima, e terribilmente celere e progressiva poi, tutte le persone che da quell’estate del 1961 in poi persero la vita nel tentativo di oltrepassarlo, le famiglie che dall’oggi al domani si ritrovarono mattoni e cemento a dividere due finestre dello stesso appartamento…
Chiudo dicendo loro: “Quel giorno, più o meno ad ora di cena, io e i vostri genitori abbiamo semplicemente assistito alla trasformazione del mondo”. Accendiamo la LIM ed invito a ricercare su YouTube “9 Novembre 1989”, quindi guardiamo insieme gli spezzoni degli stessi Tg che tutti gli italiani videro in quelle ore e loro mostrano interesse e curiosità; sono ormai coinvolti.
Doveva essere la “solita” ora di supplenza, e invece è servita per far scoprire ai ragazzi di oggi come un giorno cambiò per sempre la nostra vita, la vita di milioni di persone e anche la loro e forse l’aspetto più singolare di tutti è l’aver constatato che tutti gli strumenti possono essere usati con profitto, e anche allo stesso tempo, sia quelli digitali, sia vecchi atlanti di carta di oltre quarant’anni fa.
Le competenze chiave di cittadinanza (oggi quanto mai necessarie, forse essenziali, dati i tempi), quelle digitali, quelle storico-sociali, l’imparare ad imparare non sono poi tanto lontane dalla realtà, ma gli alunni vogliono spesso essere semplicemente guidati nello svilupparle, ancor di più quando sembrano inizialmente mostrare sensazioni completamente contrarie – di disinteresse o di ostracismo.