E poi è arrivato il giorno in cui tristezza e gioia si sono mischiate, il giorno in cui si sono intrecciate le vicende di due giganti del Novecento, il giorno in cui si è avverato ciò in cui non speravo quasi più. Fin dalle prime ore di questa mattina, appena saputo della morte di Dario Fo, ho iniziato a pensare a come rendere omaggio a questa eccelso autore, attore, regista, scenografo…e potrei andare avanti all’infinito.
Allora la mente è andata a quella magnifica serata di fine Dicembre 2001 presso il Teatro Circus di Pescara quando, insieme a Franca Rame, mise in scena “Lu Santo jullare Francesco”. Alla fine della rappresentazione, dopo decine di minuti di applausi, si fermò a parlare col pubblico e a firmare copie dei suoi libri, le cui vendite erano destinate a scopi benefici (conservo ancora gelosamente “Mistero Buffo” con autografo in rosso sulla copertina).
Il ricordo è andato anche a quella mattina di diciannove anni fa quando, entrando all’Università, vidi apparire sul televisore della portineria la notizia del Premio Nobel assegnato a Dario Fo: l’annuncio datogli in diretta, durante un viaggio-intervista con Ambra (a volte il destino è davvero crudele!); da quel 7 Ottobre del 1997 iniziò ad aumentare in me l’interesse verso i prestigiosi riconoscimenti dell’Accademia svedese, di cui fino ad allora avevo seguito le vicende solo superficialmente.
Nello stesso tempo erano proprio i giorni in cui iniziavo a scoprire una vasta fetta della storia della musica: Genesis, King Crimson, Jethro Tull, Miles Davis, John Coltrane, Cat Stevens, James Taylor, Neil Young e…un certo Bob Dylan. In realtà di quest’ultimo avevo già letto qualcosa; ebbene sì, non avevo ascoltato ancora granché (se non “Knockin’ on Heaven’s Door”, peraltro da me ritenuta una canzone dei Guns and Roses), ma ricordo di aver letto su un libro di antologia delle medie una sua “poesia”, dal titolo “Soffia nel vento”. Partendo da una prima musicassetta prestatami da un amico di università, mi sono immerso, giorno dopo giorno, nel mondo di questo stravagante menestrello, per poi comprare un libro con le sue poesie e poi, anno dopo anno, grazie anche all’influenza esercitata su di me da un amico, nonché parente, Vincenzo, ho passato in rassegna tutti gli album più importanti.
Qualche anno dopo, leggendo tra i possibili candidati al Nobel per la letteratura proprio quello di Bob Dylan, in un primo momento rimasi sospeso tra il contento e l’esterrefatto, ma poi la mente tornò a quella pagina del libro di antologia e a quel Premio dato a Dario Fo, con una motivazione, da parte dell’Accademia svedese, che sottolineava come avesse ricevuto il Nobel per aver “dileggiato il potere e restituito la dignità agli oppressi […] nella tradizione dei giullari medievali”, una novità da parte dell’Accademia, finalmente attenta non esclusivamente alla “portata letteraria” dell’autore, ma anche al ruolo sociale. E da allora iniziai a pensare che anche il cantautore del Minnesota avrebbe davvero un giorno potuto essere annoverato tra i vincitori. Anno dopo anno, ho iniziato a seguire sempre di più le premiazioni con interesse (molto) e speranza (poca) di vedere premiato l’autore di “Blowin’ in the wind”, di “The times they are a-changin’”, di “Masters of war”, di “Hurricane”.
Tre anni fa ho voluto – come detto – condividere questa mia speranza con la rete (www.lucadinunzio.com/?p=290), pur nutrendo molti dubbi sul fatto che Robert Zimmerman (questo il suo vero nome), allora già 72enne, potesse mai vedere coronato questo grande sogno.
Oggi, tornato da scuola, mentre guardavo il telegiornale, appena finito il servizio su Dario Fo, è arrivata l’insperata “breaking news”: “Proprio alcuni minuti fa è stato assegnato il Nobel 2016 per la Letteratura, il vincitore è Bob Dylan”. Incredulità, stupore, un autentico vortice di emozioni…
Mentre cercavo di realizzare mentalmente l’accaduto, ho iniziato a fantasticare su una sorta di incontro virtuale in cui Dario Fo, prima di salutare questa terra, cerca una persona a cui passare idealmente un testimone, quasi a dire “Ecco a Te, anche Tu hai provato a restituire dignità agli oppressi; il mio Nobel per la letteratura è ora in buone mani”.
Dylan ha ricevuto il Premio “per aver creato nuove espressioni poetiche nella grande tradizione musicale americana”, questa la motivazione ufficiale. Sebbene in apparenza diversa da quella usata per Dario Fo, il filo comune va visto nelle diverse sfaccettature con cui può esprimersi un’opera letteraria: arte, teatro, canzone… sono solo modi diversi per combattere soprusi, disuguaglianze, crimini, lotte di potere.
Il premio a Bob Dylan avrebbe reso molto felice Dario Fo – e oggi avremmo avuto certamente una sua dichiarazione – così come credo abbia reso felice centinaia di altri artisti e cantanti: questo premio è andato a Bob Dylan, ma allo stesso tempo è andato idealmente a Neil Young, Peter Gabriel, Leonard Cohen, Bruce Springsteen, Fabrizio De André, Francesco De Gregori e a tanti altri “figli artistici” di Bob Dylan, sparsi nel mondo o già passati ad altra vita.