Il 10 Febbraio, il 27 Gennaio, il 25 Aprile, il Primo Maggio, queste e altre sono le giornate simbolo della storia italiana, e non solo italiana, a cui la scuola dedica particolare attenzione affinché vengano celebrate o ricordate nel giusto modo, in un unico modo, senza dare adito a infimi dibattiti e retrospettive.
Questa mattina sono stato, per la scuola, alla cerimonia del Comune di Chieti in ricordo delle vittime delle foibe, alla presenza di decine di bambini delle scuole elementari che hanno ascoltato, in silenzio, i racconti relativi alla triste pagina vissuta da migliaia di italiani, per opera del Maresciallo Tito, nella seconda metà degli anni Quaranta. I bambini e i ragazzi sono le uniche persone a cui possiamo appellarci affinché, pur approfondendo in futuro i molteplici risvolti presenti in ogni evento storico, non perdano mai la capacità di distinguere il bene dal male, soprattutto quest’ultimo, che viene prima di ogni colore politico, prima di ogni becera pseudo-faziosità.
Da anni il 10 Febbraio, come fatto esattamente due settimane prima per la Shoah, tratto nelle aule la tematica, quasi sempre mostrando materiale video originale, e rimango colpito dalla capacità dei ragazzi di capire in un istante che si sta parlando solo ed esclusivamente del male. Accendo, poco dopo, la TV e rimango stupito di come alcuni politici e alcuni giornalisti cerchino da anni di portare l’orrore delle foibe oltre il suo significato, atroce, oggettivo: se da una parte, forti dei decenni in cui i crimini perpetrati al confine tra la Venezia-Giulia e l’ex Jugoslavia sono stati mantenuti nell’oblio, alcuni tentano di dare una connotazione meramente politica all’evento, dall’altra si arrabattano altre” fertili menti” per provare a dare anche una minima giustificazione agli eventi, sempre e solo per ragioni, ancora una volta, pseudo-politiche.
Se la politica è quella stessa parola che nell’antichità un certo Aristotele iniziò ad utilizzare, mutatis mutandis, per individuarne una sorta di arte del governare, possiamo esser certi che, di fronte agli eccidi, ai crimini, agli stermini, non vi potrà mai essere alcun riferimento ad essa e alle sue derivazioni (partiti politici, associazioni politiche, etc.).
Le foibe sono state, sono e saranno, per sempre “una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata”; con queste parole il Presidente Mattarella ieri ha contribuito, ancora una volta, a fornire una riflessione saggia, semplice, spero definitiva.
Le vittime di eccidi sono esseri umani prima di tutto; anche se cambiano le assurde motivazioni alla base delle centinaia di stermini accaduti negli anni nel mondo, in nome di un’identità, di un’appartenenza, di una religione, della razza, di un colore politico,di una filosofia, le vittime andranno sempre ricordate come vittime. Non potranno mai essere di prima o di seconda categoria.
Possano i nostri ragazzi essere d’esempio per noi adulti, aiutandoci a filosofare dove necessario e ad impedircelo quando inutile e dannoso.
Come sempre profondo nelle tue disanime. È giusto condannare ogni azione contraria all’identità di essere umani….il male non ha colore, non è rosso o nero, è solo il frutto dell’odio e l’odio è frutto del buio della ragione. Speriamo che queste giornate legate alla triste memoria di ciò che è stato, servano alle generazioni future a cercare ad ogni costo di vivere per cooperare con gli altri, di qualunque colore politico, religioso e di pelle essi siano.
Grazie Maria Grazia, anche per il contributo che spesso mi fornisci per sviluppare alcune mie idee.