Un po’ di anni fa – frequentavo le Scuole Medie – ci fu consegnato in classe un libretto sulla cui copertina campeggiava una scritta “1948-1988” in grande, e il titolo “Quarant’anni della Costituzione italiana” un po’ più in piccolo.
Quel giorno entravo per la prima volta in contatto con le Istituzioni della mia nazione, quel giorno iniziavo a scoprire che tutto quello che mi circondava e di cui sentivo parlare in TV, a casa o a scuola (il Presidente della Repubblica, la bandiera, la scuola stessa, la possibilità di esprimere il proprio pensiero, la famiglia, la religione, il matrimonio, lo sciopero – termine, questo, che fino a quel momento, per noi studenti, era esclusivamente sinonimo di “oggi forse non vengono i professori, soprattutto quelli che abitano lontano…”), aveva una matrice comune.
Stamattina, appena arrivato a scuola, noto in vicepresidenza diversi scatoloni pieni di libretti e poco dopo mi viene chiesto di distribuirne, nelle mie classi, a ciascun alunno, una copia: erano stampe della nostra carta costituzionale, realizzate ad hoc per tutti gli studenti delle scuole secondarie (di primo e di secondo grado) nell’ambito delle iniziative poste in essere dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per le celebrazioni dei settanta anni dall’entrata in vigore della Costituzione Italiana, e al fine di promuovere gli ideali di democrazia, libertà , solidarietà e pluralismo culturale.
Confesso di aver provato una certa emozione: dopo quarant’anni ho rivisto in molti alunni atteggiamenti e stati d’animo non dissimili da quelli vissuti ai tempi delle medie da studente: stupore, interesse, curiosità e, in qualcuno, anche un po’ di orgoglio. Hanno iniziato a sfogliare il libretto, a porre quesiti, fornendo diversi spunti di discussione, qualcuno ha preso gli appunti della lezione direttamente sulle pagine bianche finali riservate alle note.
Sicuramente consegnare le copie e spiegare il valore dello strumento e dell’iniziativa mi ha reso orgoglioso del mestiere che svolgo: con piacere ho cercato di confrontarmi con una generazione che, a differenza della mia, non ha mai visto in tv Sandro Pertini in collegamento da Madrid per il Mundial di Spagna o in visita a Vermicino, per seguire le sorti del piccolo Alfredo, non ha mai ascoltato in TV un discorso di Nilde Iotti dallo scranno più alto della Camera, non ha mai visto alternarsi e scambiarsi cariche e ministeri i vari Andreotti e Fanfani durante i concitati anni della Prima Repubblica, non ha mai assistito in diretta alla complicata elezione di Oscar Luigi Scalfaro alla Presidenza della Repubblica pochi giorni dopo la strage di Capaci del 1992. Quelli appena elencati sono alcuni personaggi che hanno caratterizzato – chi meglio, chi peggio (ma certamente affrontando la “Cosa Pubblica” con maggior competenza rispetto all’attuale classe politica) – la vita della Repubblica, dalla stesura della Costituzione fino agli inizi degli Anni Novanta. Il fatto che oggi non vi siano più Padri Costituenti in vita (l’ultimo a morire fu Emilio Colombo nel 2013), tende a far percepire sempre un po’ più distanti i valori, i sentimenti e i sacrifici alla base di quella grande conquista che fu la Carta Costituzionale. Soltanto Roberto Benigni (tirato poi dentro ad uno stucchevole dibattito “elettorale/referendario”) è riuscito a veicolare i messaggi presenti nella Costituzione, facendoli sentire vivi e vicini, a tutte le generazioni, soprattutto alle più giovani. Ma Benigni non basta, eccomi allora a sottolineare il valore dell’iniziativa voluta dalle nostre Istituzioni.
L’iniziativa del MIUR, del MEF e del Senato (sotto l’egida della Presidenza della Repubblica) credo sia lodevole e mi piacerebbe che in maniera “bipartisan”, per una volta, venisse riconosciuto alle Istituzioni coinvolte il merito, seppur piccolo, di aver veicolato nel mondo della scuola la Carta Costituzionale, ossia (e qui cito il virgolettato della lettera che dal Ministero ha accompagnato la spedizione degli opuscoli) ” […]il fondamento della cittadinanza, del senso civico, dell’esercizio dei diritti e doveri, dell’essere e sentirsi comunità di donne e uomini uniti da regole e valori condivisi. Se la scuola è il luogo dove si impara tutto questo, dove si cresce e si diventa cittadine e cittadini, la Costituzione è il testo di riferimento, la mappa che ci aiuta sempre a trovare la rotta giusta […]”.
A titolo di cronaca, quel libretto bianco, ricevuto alle Scuole Medie, mi ha accompagnato sempre, fino al completamento degli studi universitari, pieno di sottolineature ed evidenziazioni di tutti i colori, per poi scomparire – ahimè non so dove e quando (forse in qualche trasloco) – dalla mia vista una quindicina di anni fa. Beh, in un certo senso, è come se oggi lo avessi ritrovato, con un compito più gravoso per me, usarlo guidando gli studenti nella comprensione, nello studio e nell’interiorizzazione dei suoi contenuti. Spero di esserne in grado.