Skip to content
Menu
Il sito di Luca Di Nunzio
  • CHI SONO
    • DA DOVE VENGO
    • MY SELECTION
      • DISCHI
      • CALCIO
      • CINEMA
  • GLI SFARATTHONS
  • DI MUSICA
    • MILES DAVIS E’ IL JAZZ
    • DE ANDRE’: GLI ULTIMI DIVENTANO I PRIMI
    • K. JARRETT E IL SUO KOLN CONCERT
    • IL PROG ROCK, UNA MUSICA PER CRESCERE
    • 20 ANNI SENZA FRANK ZAPPA
    • LA LIRICA, UN PATRIMONIO PER I GIOVANI
    • LA SPERANZA DI UN NOBEL A BOB DYLAN
    • IL NOBEL E’ REALTA’ PER BOB!
    • LA DEMOCRAZIA DELLA MUSICA JAZZ
    • UN RICORDO DI LUIGI TENCO
    • LA POVERTA’ CULTURALE E QUALITATIVA DELL’MP3
    • GLI ’80 TRA PUNK, POP E NEW WAVE
    • SANREMO: I PIACEVOLI RICORDI
  • A SCUOLA
    • IL MIO PRIMO ANNO DI SCUOLA
    • SCUOLA E COMPETENZE
    • L’ISTRUZIONE PROFESSIONALE
    • IL VALORE DEGLI ERASMUS
    • LA COSTITUZIONE A SCUOLA
    • LA CADUTA DEL MURO
    • L’INIZIO DELL’ANNO SCOLASTICO
    • IL GIORNO DELLA MEMORIA
    • L’UNIONE EUROPEA
    • 60 ANNI DI UE, 60 ANNI DI PACE
    • UN PROGETTO MULTIDISCIPLINARE
    • IL MALE NON HA COLORE
    • DANTE E IL DIRITTO
    • FALCONE E BORSELLINO E LA DIDATTICA A DISTANZA
    • LA VALUTAZIONE SIA FORMATIVA
    • LA LEZIONE DEL PRESIDENTE
    • MATURITA’ NON E’ SOLO UN DIPLOMA
    • L’EDUCAZIONE CIVICA TRA SCUOLA E FAMIGLIA
    • Back to school, back to music
  • ECONOMIA, TUA, SUA
    • IL CAPITALE DI PIKETTY
    • IL FUTURO DEL WELFARE
    • UN NOBEL A TINTE VERDI
    • NON DI SOLO PIL VIVE L’UOMO
    • KEYNES, UN RIFERIMENTO PERENNE
    • GLOBALIZZAZIONE? SI’, NO, NON SO
    • LA NATURA NON PUO’ ASPETTARE
    • IL QUANTITATIVE EASING
    • IL TERZO SETTORE
    • INFLAZIONE: AMICA O NEMICA?
    • OLIVETTI, LA BUONA IMPRESA
    • A LEZIONE DA FRANCESCO
Il sito di Luca Di Nunzio

L’Europa e l’Erasmus: un tesoro per i giovani studenti del vecchio continente

Posted on 9 Maggio 20189 Maggio 2018

Lo scorso sabato sono rientrato da un viaggio in Lituania in cui, insieme ad una collega dell’Istituto in cui insegno , l’IIS “U. Pomilio” di Chieti, ho accompagnato quattro studenti nell’ambito di un Progetto Erasmus che ha visto coinvolte  anche altre quattro scuole provenienti da Bulgaria, Macedonia, Turchia e Lituania stessa.  Il viaggio mi ha stimolato diverse riflessioni, prima fra tutte quella sull’importanza e il valore del Progetto Erasmus in sé, un’opportunità unica, nata circa trent’anni fa  per favorire la mobilità studentesca all’interno dell’Unione Europea e che ogni anno vede coinvolti quasi 60.000 giovani italiani e più di 700.000 adolescenti in tutto il continente. Sorto soprattutto come strumento per gli studenti universitari, negli anni l’Erasmus ha allargato il proprio raggio d’azione a campi non soltanto scolastici e, nell’ambito della scuola, anche a livelli di istruzione non universitaria, diventando “Erasmus +”. Terminato questo breve, incompleto – ma doveroso – excursus sulla storia e sul significato Progetto, vorrei evidenziarne gli aspetti umani, i risvolti sociali o sociologici.

Poter guidare gli adolescenti alla scoperta di nuove culture, di nuove amicizie, di nuove lingue, di storie diverse, è motivo di orgoglio; effettuare un soggiorno all’estero (e nel corso degli anni ne ho fatti diversi, sia per piacere personale, sia per esigenze lavorative) rappresentando il proprio Stato, la propria scuola, è nello stesso tempo un onere e un onore, con il netto prevalere del secondo sul primo.

Quello che più mi ha stupito è vedere come le nuove generazioni riescano, quando vengono date loro le possibilità, a calarsi nei nuovi ruoli, a tirar fuori capacità di “problem solving” impensate, a superare piccoli o grandi scogli, a sentirsi essi stessi orgogliosi dell’opportunità concessa loro.

Non mi stancherò mai di ripetere che negli ultimi anni, forse per eccesso di “populismo”, forse per carenza di larghe vedute, o anche per un qualunquismo spesso debordante, chi più, chi meno, è sempre stato – e ancora lo è – pronto a denigrare il valore dell’Europa e dell’Unione Europea. Al valore delle conquiste susseguite grazie all’operato dell’UE ho dedicato più di un post, ma poterlo ribadire agli studenti che chiedono informazioni sui perché delle guerre, dei genocidi, delle deportazioni, ha un valore molto più alto, molto più nobile.
Quando stavo per iscrivermi al Liceo, l’Unione Sovietica aveva appena finito di giocare il suo ultimo mondiale di calcio (in Italia) con la scritta “CCCP” impressa sulle maglie, la Lituania politicamente non esisteva, era solo una piccola parte del grande impero sovietico, la Bulgaria gravitava sotto l’orbita russa, la Macedonia era una parte del grande Stato iugoslavo, guidato da Tito, e che in quel mondiale era forse una delle prime cinque-sei squadre più forti al mondo. La settimana scorsa, a trent’anni di distanza, mi ha fatto un certo effetto poter vedere una cinquantina di studenti, provenienti da quelle zone, ormai liberi di circolare in tutt’Europa, tutti insieme, sotto la grande bandiera blu stellata.
Dove non ha potuto la lingua, sono arrivati in soccorso gli smartphone, i vari “google translator”, “wordreference”, etc. I tanto bistrattati telefonini, social network e gruppi whatsapp, spesso usati malamente nei propri confini, si sono rivelati di estremo ausilio per tenersi in contatto all’interno di una città non propria, a migliaia di chilometri di distanza da casa. Tutti gli studenti sono stati infatti ospitati presso le case dei pari età del posto: abituarsi ai nuovi amici, ai nuovi ritmi, ai nuovi nuclei familiari, farlo in fretta, essere pronti a gestire ogni piccolo imprevisto e, nello stesso tempo, essere pronti per la presentazione ufficiale di un argomento di matematica – in inglese! – davanti a tutti… questo è forse il sunto e il vero significato della “scuola basata sulle competenze”.
“Comunicazione nelle lingue straniere”, “Competenze di base in scienza e tecnologia”, “Competenza digitale”, “Imparare ad imparare”, “Competenze sociali e civiche”, “Consapevolezza ed espressione culturale” non sono sembrate più fredde diciture ministeriali, ma le ho viste finalmente vivere pienamente, grazie ai nostri studenti, grazie all’Erasmus+. Cosa dire poi di fronte allo sgomento o allo stupore dei ragazzi all’interno delle ex carceri del KGB, o al cospetto dei vagoni-bestiame utilizzati per le deportazioni dei dissidenti verso la Siberia… lo stesso stupore che hanno mostrato nel sentire raccontare da noi docenti i principali eventi avvenuti nel XX secolo, dalle guerre mondiali all’olocausto, dai genocidi ai tentativi di rivolta soppressi sul nascere, dal nucleare alla guerra fredda, dalla nascita al crollo del muro di Berlino, dalle prime indipendenze baltiche alle feroci guerre dei primi anni Novanta al di là dell’Adriatico.

Molti si sono stupiti di fronte ai miei ricordi personali dei servizi televisivi sugli avvenimenti di Vilnius, sulle dirette da Sarajevo, sulla notte in cui assistetti in diretta all’edizione straordinaria dedicata al crollo del muro di Berlino o all’estate in cui la Russia si svegliò con un tentativo di colpo si Stato in corso.
Il confronto, poi, con le esperienze lavorative, di studio e di vita dei vari altri docenti, ognuno con una propria storia, ognuno con una propria visione della vita, ognuno con una propria “verità”, mi ha fatto capire l’importanza di parole quali “dialogo”, “ascolto”, “capacità di attenzione”, tutti aspetti messi troppo in fretta da parte in questa nostra vita frenetica quotidiana. Spesso il confronto è servito anche per dare maggiore valore alle tante conquiste che abbiamo  avuto in Italia e che quotidianamente continuiamo ad avere, senza che ne venga apprezzata la portata. L’ultimo pensiero va alle ultime ore del soggiorno-studio, ossia alla cena/festa finale, quando gli alunni nostri e quelli di altre nazioni, anche grazie al potere “senza confini” della musica e della danza, hanno dato ognuno il proprio contributo, improvvisandosi DJ e  selezionando dalla rete i brani con cui convivono quotidianamente. Vedere i nostri ballare e cercare di imparare i passi e i ritmi bulgari, macedoni, turchi o lituani, e, contemporaneamente, quelli degli altri Paesi divertirsi con i brani selezionati dai nostri è stato un bel momento, che è andato anche oltre il valore meramente musicale e folkloristico.
In conclusione mi sento di dover effettuare un piccolo ma sentito ringraziamento all’Istituto Pomilio di Chieti, alla Dirigente Scolastica e ai colleghi che mi hanno accompagnato in questa avventura.

 

Condividi su:

  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic qui per stampare (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra)

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

MY POSTS

  • Back to school, back to music
  • Il peso dell’Educazione Civica sulle tracce della maturità
  • Grazie Presidente
  • L’Educazione civica ha bisogno di scuola e famiglia
  • La maturità dei nostri giovani studenti non si riduce ad un diploma
  • La morte di Boniperti e la progressiva scomparsa del calcio come sogno
  • La lezione del Presidente
  • Il degrado repubblicano da Ronald a Donald e la mancanza di coraggio dei Democratici
  • Gli alunni tornano in aula. Valutiamoli, oggi più che mai, in modo formativo!
  • Il ricordo di Falcone e Borsellino nell’era della didattica a distanza
  • L’Unione ai tempi del CoronaVirus
  • Il primo Dantedì: il Sommo Poeta, la Divina Commedia e il Diritto
  • Il concerto ritrovato di De André e la PFM, un tuffo al cuore
  • Il male non ha colore…si aggira nel buio
  • Il giorno della Memoria a Scuola raccontato dai sopravvissuti
  • Non esistono scuole di serie A o di serie B: l’importanza dell’Istruzione Professionale
  • L’ora di supplenza e il trentennale della caduta del Muro
  • Buon anno scolastico agli unici protagonisti della scuola, gli studenti!
  • Che esame, la vita
  • Il Nobel per l’Economia si tinge di verde
  • Una scuola basata sulle competenze: un terreno da coltivare per il bene dei nostri figli
  • L’Europa e l’Erasmus: un tesoro per i giovani studenti del vecchio continente
  • La consegna della Costituzione agli studenti italiani
  • Quando anche il Festival di Sanremo suscita piacevoli ricordi
  • “Un ambiente degno di Nota”: molto più di un progetto scolastico
  • Il referendum in Italia e la progressiva scomparsa del NO
  • Sessant’anni di Unione e di Pace.
    Buon Compleanno Europa!
  • La Globalizzazione, un’opportunità economica o una fucina di disuguaglianze?
  • Il futuro dello Stato Sociale è anche nelle nostre mani
  • Un Nobel da sogno: il “passaggio di testimone” tra Dario Fo e Bob Dylan
  • La RAI e Libero Grassi: quando la fiction svolge un ruolo educativo
  • La Bestia Umana: una piccola impresa musicale
  • Un anno di scuola
  • L’inflazione: a volte nemica, a volte alleata?
  • Sana e robusta Costituzione per la nostra Repubblica quasi settantenne?
  • La natura non può più aspettare
  • Trent’anni fa la tragedia dell’Heysel: il giocattolo del bambino si rompe per sempre
  • La speranza di una ripresa economica riposta nel “Quantitative easing”
  • Il capitale nel XXI secolo di Piketty, libro economico dell’anno
  • R-Kive: un cofanetto dei Genesis piacevolmente sui generis
  • The Endless River: i Pink Floyd e un ritorno di cui si poteva fare a meno
  • L’insegnamento democratico della musica jazz
  • Pop, funky, new wave: cosa resta di quegli Anni Ottanta?
  • L’Europa: una casa da ristrutturare, non da evacuare
  • Luigi Tenco: il valore e la fragilità dei sentimenti
  • L’importanza del Terzo Settore nell’Economia
  • Una lezione di economia per il 2014
  • La musica lirica: un patrimonio a disposizione dei giovani
  • Fabrizio De André e gli Ultimi che diventano i Primi
  • Olivetti, l’imprenditoria a servizio dei sogni e del benessere sociale
  • Vent’anni senza la genialità di Frank Zappa
  • Il PIL non può essere l’unico misuratore del benessere di una nazione
  • Gli Ufo e i Robot entrano nelle case degli Italiani
  • La speranza di un Premio Nobel a Bob Dylan
  • L’unicità delle pellicole di Stanley Kubrick
  • L’impoverimento culturale e qualitativo della musica sottoforma di mp3
  • Il Rock Progressive, una musica per la crescita della mente
  • Un ricordo “speciale”
  • La magia dell’analogico e delle immagini in Super8
  • John Maynard Keynes, un punto di riferimento per affrontare la crisi economica
  • Il Concerto di Colonia di Keith Jarrett, un miracolo musicale
  • Il ricordo dell’Olocausto e l’assurdità del negazionismo
  • Miles Davis, un cardine della storia musicale del Novecento
  • Un ricordo di Wicky Hassan, visionario della moda
  • I più forti calciatori mondiali nella Serie A italiana degli anni Ottanta
©2023 Il sito di Luca Di Nunzio | WordPress Theme by Superbthemes.com