In occasione di questo primo Dantedì, nel tentativo di fornire un piccolissimo contributo per celebrare la grandezza del Sommo Poeta fiorentino, il pensiero è andato subito alla stretta (sebbene spesso nascosta) correlazione riscontrabile tra l’Opera per antonomasia di Dante, la Divina Commedia, e il Diritto. Quest’ultimo riveste probabilmente un ruolo forse essenziale nel capolavoro dantesco, nel quale vengono passati in rassegna i “premi” e le “punizioni” comminate da un Giudice Supremo a chi, nella vita terrena, si è macchiato di diverse colpe. Pur sottolineando come l’ambito sia maggiormente sbilanciato verso una sorta di “giustizia divina”, non si possono non riscontrare parametri giurisdizionali terreni nelle scelte che il Sommo Poeta effettua; per quest’ultimo la pena è tanto giusta, quanto più è proporzionata alla gravità della colpa ed in perfetta contrapposizione con il peccato.
La proporzionalità della pena è pienamente presente nella legge del contrappasso che nell’Inferno viene applicata in due modi diversi, o attraverso una pena simile al comportamento che era stato tenuto dal condannato, oppure nel suo esatto contrario.
Prima della Divina Commedia, Dante Alighieri aveva già toccato il tema del Diritto nell’opera De Monarchia, sostenendo la necessità della monarchia universale per unire tutto il mondo cristiano e assicurare il rispetto delle leggi in tutto il mondo, affinché, grazie alla giustizia, si potesse raggiungere la felicità terrena.
E’ nella Divina Commedia, però, che Dante si spinge oltre, quasi cercando, in maniera più o meno velata, di dimostrare la propria innocenza dalle accuse che gli erano state rivolte: condannato due volte a morte, forse il Sommo Poeta incentrò la sua opera sulla giustizia anche per autodifesa. Condannato (lui e, per estensione, i suoi figli) dalla sua Firenze, Dante andò alla ricerca di una riabilitazione e la tensione tra diritto terreno e divino che permea tutta la Divina Commedia è forse anche un modo per riscattare la sua figura di perseguitato politico.
Dante, in un certo modo, potrebbe essere stato uno dei primi scrittori che hanno contribuito al progredire del Diritto: la Divina Commedia è in fondo un sistema di reati e pene. Ai tempi del Sommo Poeta, all’interno del Corpus Iuris Civilis voluto da Giustiniano nel VI secolo dC, vigeva ancora la Costituzione di Arcadio e Onorio, famosa per la sua crudeltà e per aver permesso la condanna di tante persone innocenti (si pensi che al suo interno vi era una norma che, per il reato di alto tradimento, estendeva la pena anche ai figli dei colpevoli!) ed eccolo, allora, Dante, toccare spesso temi civili, sociali, etici e politici…ricordiamo il Canto dedicato al Conte Ugolino, il XXXIII dell’Inferno, dove sono puniti i traditori della patria e degli ospiti, in cui non perde occasione di toccare temi di giustizia etica, con vaghi riferimenti alle vicende personali.
E proprio a Giustiniano il Sommo Poeta dedica un intero Canto, il VI del Paradiso, quello “Politico” (come politici sono il VI dell’Inferno e il VI del Purgatorio).
Dopo avergli fatto raccontare della lotta tra i Guelfi e Ghibellini e del danno da loro arrecato all’Impero, Dante fa capire che la soluzione ai tanti mali politici che affliggono l’Italia e l’Europa sta – come già detto – nell’Impero Universale, ossia un’autorità che imponga il rispetto delle leggi e assicuri a tutti la giustizia, ponendo fine all’instabilità che caratterizza soprattutto l’Italia.
In verità già nel VI Canto del Purgatorio Dante aveva fatto un esplicito riferimento alle leggi emanate da Giustiniano, evidenziando come esse spesso non venissero fatte rispettare.
Dante fa più volte riferimento alla Giustizia nella Divina Commedia , ma i versi che il Poeta vede disegnarsi in Cielo nell’XVIII Canto del Paradiso ne sono forse l’emblema:
‘DILIGITE IUSTITIAM’, primai
fur verbo e nome di tutto ’l dipinto;
‘QUI IUDICATIS TERRAM’, fur sezzai
(“AMATE LA GIUSTIZIA […]
VOI CHE REGNATE IN TERRA […]”)
Buon DanteDì a tutti gli Studenti!
Interessante l’aspetto del Dante Giurista che cerca e forse trova una giustizia negata dai suoi avversari fiorentini.
Ottimi spunti ci sono e magari utili per approfondire li studio del sommo poeta.
Grazie
Grazie Giuseppe, sì… forse l’aspetto più interessante. A (speriamo) presto!