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L’Educazione civica ha bisogno di scuola e famiglia

Posted on 6 Settembre 20216 Settembre 2021

Nel weekend ho passato una giornata e mezza in paese e, facendo qualche scambio di battuta con mia madre, con mio zio, con gli amici di sempre, tornando a ripercorrere eventi, momenti di vita familiare e istituzionale, usi e costumi, il pensiero è andato subito alle generazioni di oggi, alle nostre studentesse e ai nostri studenti, ai nostri figli che, in molti casi, vivono uno scollamento completo tra le competenze fornite dalla scuola e quelle acquisite in famiglia.

Sta per iniziare un nuovo anno scolastico e, dopo il debutto nell’autunno 2020, il ritorno dell’educazione civica si appresta a vivere il suo secondo anno di vita, pur sempre in una fase di sperimentazione.
Tante sono le incongruità presenti all’interno della Legge che ha sancito il ritorno di tale disciplina in tutte le classi di ogni ordine e grado; molte sono le contraddizioni tra i diversi commi dei vari articoli della Legge che l’ha istituita (ore da svolgere, quali discipline e docenti coinvolgere, con quale tipo di valutazione, proposta da chi, la presenza o meno di un coordinatore, il ruolo dei docenti abilitati in diritto ed economia nelle scuole superiori, etc.).
Al netto di tutto ciò, la reintroduzione dell’Educazione Civica rappresenta comunque un momento importante e degno di lode della storia della scuola italiana. Sia come docente, sia come genitore, ho potuto partecipare e assistere, lo scorso anno, ai primi passi all’interno di questo mare magnum: mio figlio, alcuni giorni – a volte concentrati in periodi ben delimitati dell’anno – tornava a casa e, in qualsiasi disciplina (italiano, storia, francese, inglese, educazione musicale, etc.), aveva compiti da svolgere legati all’Educazione Civica, passando dai valori alla base della Repubblica italiana alla storia della nascita dei simboli di quella francese, toccando le istituzioni della monarchia britannica, studiando brani musicali legati ad eventi storici o a tematiche sociali quali bullismo, sostenibilità, etc.
Nelle scuole superiori l’educazione civica è andata, in un certo senso, ad inglobare le competenze legate a “Cittadinanza attiva e Costituzione”, già oggetto di esame di maturità insieme alle competenze trasversali legate all’ex Alternanza Scuola Lavoro, per tale motivo gli studenti che maggiormente hanno approfondito la disciplina sono stati quelli delle classi quinte, anche per necessità.
E’ proprio da qualche lezione tenuta loro sui tre nuclei portanti dell’ E. C. (Cittadinanza e costituzione, Sostenibilità, Digitale) che ho percepito a pelle la loro sete di sapere, di apprendere, di ascoltare, di recuperare tempo, concetti e competenze, da spendere durante gli esami, ma, soprattutto, nel resto della loro vita, per il mondo del lavoro, per il loro futuro e per quello, un giorno, dei loro figli.
I momenti che hanno catturato la loro attenzione (come già mi accade durante le lezioni di Diritto ed Economia) sono stati quelli in cui ho cercato di trasmettere loro il mio vissuto, le mie esperienze, quanto appreso da bambino, da ragazzo, quanto ascoltato durante il telegiornale a tavola insieme alla mia famiglia, quanto raccontato dai miei nonni, riconducendo poi il tutto all’ambito della disciplina.
Trattare la figura del Presidente della Repubblica e della sua elezione, la nascita del sistema sanitario nazionale, l’Unione Europea, le sfide ambientali e le minacce e le opportunità legate alla tecnologia è stato molto più facile e diretto quando ho potuto trasmettere loro quanto io avevo interiorizzato durante la mia vita personale: il momento particolare legato all’elezione del Presidente Scalfaro, avvenuto appena pochi giorni dopo l’omicidio di Giovanni Falcone e da me vissuto, minuto dopo minuto, in famiglia, davanti alla TV, in quel maledetto maggio 1992, ha catturato la loro attenzione e sensibilità così come accadde a me, allora, da studente; i comportamenti poco corretti tenuti da una parte di italiani al momento del passaggio dall’assistenza sanitaria privata a quella pubblica, con usi e costumi vissuti di persona o tramandatimi, con gente che usciva dalle farmacie con buste piene di medicinali spesso inutili o soggiornava settimane in ospedale nei periodi invernali pur di stare al caldo, solo perché “tanto è gratis”, sono sempre stati un utile grimaldello per riuscire a spiegare loro la grandezza del sistema sanitario italiano che, nonostante i gravi problemi di bilancio dovuti a comportamenti passati scellerati, resta uno dei migliori al mondo; raccontare la prima volta che, all’inizio della prima media, nel 1987, apparve a scuola, in un paesino piccolo come Borrello, un computer Amstrad, con tanto di mouse, lettore di floppy disk e stampante, tutto per noi, bambini di 11 anni, pronto per essere usato dopo aver acquisito, nelle ore delle discipline tecnico-scientifiche, i rudimenti dell’MS-DOS e della programmazione in BASIC, si è sempre rivelata come una discreta strategia didattica per toccare le tematiche legate agli strumenti digitali oggi a disposizione, alla loro evoluzione e alle loro infinite opportunità e ai possibili casi di uso distorto, alle potenzialità strabilianti presenti in un piccolo smartphone (che racchiude l’equivalente della potenza di milioni di PC Amstrad, supera di gran lunga in termini di qualità e velocità, le capacità racchiuse in una telecamera o fotocamera, lettore CD, fax, etc di cui alcune delle nostre famiglie erano in possesso venti, trenta o quaranta anni fa); la trasformazione dei miei luoghi natii, oggi sedi di riserve naturalistiche di fama nazionale, l’importanza dei messaggi civili racchiusi nella musica, nelle canzoni che ho ascoltato a casa da piccolo e che ho iniziato a suonare da adolescente fino ad oggi (Pierangelo Bertoli, Bob Dylan, Sting, Fabrizio De André, Giorgio Gaber sono spesso alcuni dei miei fidati compagni di viaggio in aula) sono sempre stati utili durante le lezioni o durante un’unità d’apprendimento , a scuola verso gli alunni o a casa verso mio figlio.
Commentare le notizie del giorno insieme ai figli, raccontare in maniera costruttiva quanto capita nel proprio contesto sociale o lavorativo, partecipare in maniera proattiva, ma con rispetto, alle vicende scolastiche dei propri figli, tramandare la proprie storie e quelle legate alla proprie radici, tutto questo vale tanto quanto la paventata interdisciplinarietà dell’Educazione Civica, o forse anche di più.
Spero quindi vivamente che SCUOLA e FAMIGLIA possano essere, come capitato a me, oggi più che mai, “potenze alleate”, pronte a fornire alle nuove generazioni le competenze che l’Educazione Civica si propone di sviluppare.
A una settimana dal ritorno in aula, buona ultima settimana di vacanze e buon nuovo anno scolastico a tutte le nostre studentesse e a tutti i nostri studenti e a tutto il personale scolastico!

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