Come dicevano i Righeira, “l’estate sta finendo” e si avvicina, pian piano, l’inizio di un nuovo anno scolastico: in queste ultime settimane molti di noi hanno riempito le proprie giornate o serate e i propri profili social con tanta musica: concerti, eventi, presentazioni, dischi da consigliare, feste patronali, manifestazioni locali e nazionali, la sera abbiamo fatto indigestione di Techetecheté su RAI UNO.
Musica e scuola sono i due mondi dove mi trovo maggiormente a mio agio e non mi sfugge quanto la prima possa e debba dare alla seconda; cinque anni fa ho potuto sperimentare in prima persona la potenza della musica per stimolare e sviluppare nuove competenze negli studenti: del progetto “Un ambiente degno di Nota” ho raccontato più volte, evidenziando le sinergie tra docenti e discipline, alunni e artisti locali; in quell’occasione sviluppammo un’unità d’apprendimento focalizzata sulla sostenibilità e sulla forza della musica e della letteratura per stimolare la presa di coscienza sulle tematiche ambientali.
Molte volte ho raccontato di aver attinto a piene mani, durante le lezioni, dall’ambito musicale e oggi mi rendo conto che di musica c’è tanto bisogno nella scuola, adesso più che mai.
Non me ne vogliano le nuove generazioni, ma, per quanto mi sforzi di trovare tra i nuovi artisti materiale testuale o musicale atto a sviluppare una nuova coscienza critica nei giovani, faccio fatica ad andare oltre le dita della mano; in questo senso il confronto con il passato è impietoso. E si inizi ad attingere, allora, dalla storia della musica, tutta.
Luigi Tenco , nel 1962, ci diceva “Cara maestra, un giorno m’insegnavi che a questo mondo noi siamo tutti uguali, ma quando entrava in classe il direttore tu ci facevi alzare tutti in piedi e quando entrava in classe il bidello ci permettevi di restar seduti”. Sono passati cinquant’anni da quei versi e molte cose, per fortuna, sono cambiate, ma tante sono rimaste identiche, negli atteggiamenti all’interno della scuola e nella società.
E’ nei testi di “The wall” dei Pink Floyd che ci si immerge negli orrori della guerra, nei segni che essa lascia (Roger Waters non conobbe mai suo padre perché morto durante la Seconda Guerra Mondiale ad Anzio e suo padre non conobbe mai il proprio padre perché morto durante la Prima Guerra Mondiale); è in “Wind of change” degli Scorpions, in “Russians” di Sting, nel concerto sulla piazza Rossa di Elton John che gli studenti possono capire gli ultimi anni della guerra fredda e la sete di democrazia e libertà dei milioni di teenagers dell’ex blocco sovietico.
I brani di Fabrizio De André, poi, sono una miniera di pietre preziose per le prossime decine di generazioni:
la difesa degli ultimi, gli scempi perpetrati dai conquistatori nei confronti dei nativi d’America, i sentimenti controversi di chi si trova a combattere contro il proprio nemico, sono solo alcune delle tematiche a disposizione dei nostri dei docenti, per essere trattate durante le lezioni di italiano, storia, educazione civica…
Di Bob Dylan non c’è bisogno di dire neanche mezza parola, considerata la svolta epocale da lui impressa alla storia della musica, alla storia della poesia contemporanea, alla storia dell’umanità: il premio Nobel per la letteratura ne è soltanto la prova più alta.
Agli studenti che spesso non capiscono la portata della Storia basterebbe far ascoltare questi pochi, semplici versi di De Gregori “la storia entra dentro le stanze, le brucia, la storia dà torto e dà ragione”.
Le grandi personalità che hanno fatto la storia della lotta contro i soprusi e contro l’apartheid imperante per anni (e spesso ancora in auge) vanno ricercate in “Biko” di Peter Gabriel o in “Mandela Day” dei Simple Minds, autentici capolavori da studiare e analizzare nelle ore di Inglese dedicate all’Educazione Civica.
E’ in “Sunday bloody Sunday” degli U2 che forse si possono capire le assurdità legate alle cosiddette guerre di (o tra) religioni. I fenomeni sociali della migrazione, poi, nelle loro diverse sfaccettature, possono essere ricercati in molti versi di Rino Gaetano, Ivan Graziani o nella splendida “il treno che viene dal sud” di Sergio Endrigo.
La difficile nascita dell’organizzazione progenitrice dell’Unione Europea, incentrata anche sull’incentivazione dello spostamento di centinaia di migliaia di Italiani in Belgio e la mancanza dei più basilari diritti sul posto di lavoro sono racchiuse nel brano dei New Trolls “una miniera”, che narra del tragico scoppio avvenuto nei sotterranei di Marcinelle.
Le sfide ecologiche del futuro erano già ben presenti nei seguenti splendidi versi di Pierangelo Bertoli, molti anni prima dell’avvento di Greta Thunberg: “E l’acqua si riempie di schiuma, il cielo di fumi / La chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi / Uccelli che volano a stento malati di morte / Il freddo interesse alla vita ha sbarrato le porte”.
Cosa dire poi, della lirica o della musica classica e sacra: non è forse utile, durante qualche lezione di latino, ascoltare e poi soffermarsi sui testi dello stupendo “Stabat Mater” di Pergolesi o nel toccante “Lacrimosa” tratto da Requiem di Mozart? Guardare la rappresentazione della Cavalleria Rusticana di Mascagni, peraltro neanche lunga, non potrebbe aiutare, grazie ai suoi sublimi movimenti, intermezzi ed arie, ad avvicinare gli studenti al mondo di Verga?
Speriamo questi ed altri quesiti possano iniziare a trovare qualche risposta da settembre in poi.